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Pubblicato nel 1959, Il cavaliere inesistente fa parte della trilogia I nostri Antenati, assieme a “Il barone rampante” e “Il visconte dimezzato”. Questo racconto vuole in realtà rappresentare una realtà sociale, cioè la conquista dell’essere, oggi divenuta molto difficile visto tutti i modelli che ci vengono proposti. Agilulfo che in verità era “vuoto” rappresenta la società di oggi, in cui l’uomo è sempre più “vuoto”, più superficiale e attaccato alle cose frivole come se fosse privo di qualcosa. Si può trovare alcune tracce di F. Nietzsche e L. Althusser nel Cavaliere Inresistente. Mi pare che Calvino segua due grandi filosofi come fonti tematiche efilosofici delle sue narrative. L'engagement si colloca nella definizione del rapporto tra teoria e pratica. Louis Althusser sarà il primo a fondare con il marxismo fenomenologia, esistenzialismo, psicanalisi e neoempirismo, invocando con il ritorno a Marx il ritrovamento della teoria. Nietzsche vuole polemizzare così contro lo storicismo e l’evoluzionismo e, d’altra parte, rifiuta la riduzione della realtà a meri eventi effimeri, senza valore. Per Nietzsche, tutto quanto accade, è già accaduto, e tornerà ad accadere. Nulla avviene a caso; e quando avviene, avviene per sempre, non si dissolve, ritorna eternamente. Questa dottrina – dice Nietzsche – è una condanna solo per gli uomini mediocri, poiché per essi torneranno sempre frustrazioni e sconfitte. Solo con il passaggio dal nichilismo passivo a quello attivo si attua effettivamente la liberazione dell'uomo e quella che Nietzsche definisce "trasvalutazione dei valori", cioè lo stravolgimento dei valori tradizionali. Per quanto riguarda la religione, Nietzsche definisce il cristianesimo come "platonismo per il popolo", nel senso che afferma due realtà, di cui quella che non si vede è la più importante. In conclusione il romanzo invita i lettori all'equilibrio, in quanto non è possibile possedere una verità assoluta. Il cavaliere inesistente invece è velato da un cupo pessimismo, dietro al quale la realtà appare irrazionale e minacciosa. Accanto alla produzione allegorico-simbolica, Calvino continua comunque un tipo narrazione che descrive la realtà quotidiana. Riprende ad esaminare il ruolo dell'intellettuale nella società, constatando la sua assoluta impotenza di fronte alle cose del mondo.


Pubblicato nel 1959, Il cavaliere inesistente fa parte della trilogia I nostri Antenati, assieme a “Il barone rampante” e “Il visconte dimezzato”. Questo racconto vuole in realtà rappresentare una realtà sociale, cioè la conquista dell’essere, oggi divenuta molto difficile visto tutti i modelli che ci vengono proposti. Agilulfo che in verità era “vuoto” rappresenta la società di oggi, in cui l’uomo è sempre più “vuoto”, più superficiale e attaccato alle cose frivole come se fosse privo di qualcosa. Si può trovare alcune tracce di F. Nietzsche e L. Althusser nel Cavaliere Inresistente. Mi pare che Calvino segua due grandi filosofi come fonti tematiche efilosofici delle sue narrative. L'engagement si colloca nella definizione del rapporto tra teoria e pratica. Louis Althusser sarà il primo a fondare con il marxismo fenomenologia, esistenzialismo, psicanalisi e neoempirismo, invocando con il ritorno a Marx il ritrovamento della teoria. Nietzsche vuole polemizzare così contro lo storicismo e l’evoluzionismo e, d’altra parte, rifiuta la riduzione della realtà a meri eventi effimeri, senza valore. Per Nietzsche, tutto quanto accade, è già accaduto, e tornerà ad accadere. Nulla avviene a caso; e quando avviene, avviene per sempre, non si dissolve, ritorna eternamente. Questa dottrina – dice Nietzsche – è una condanna solo per gli uomini mediocri, poiché per essi torneranno sempre frustrazioni e sconfitte. Solo con il passaggio dal nichilismo passivo a quello attivo si attua effettivamente la liberazione dell'uomo e quella che Nietzsche definisce "trasvalutazione dei valori", cioè lo stravolgimento dei valori tradizionali. Per quanto riguarda la religione, Nietzsche definisce il cristianesimo come "platonismo per il popolo", nel senso che afferma due realtà, di cui quella che non si vede è la più importante. In conclusione il romanzo invita i lettori all'equilibrio, in quanto non è possibile possedere una verità assoluta. Il cavaliere inesistente invece è velato da un cupo pessimismo, dietro al quale la realtà appare irrazionale e minacciosa. Accanto alla produzione allegorico-simbolica, Calvino continua comunque un tipo narrazione che descrive la realtà quotidiana. Riprende ad esaminare il ruolo dell'intellettuale nella società, constatando la sua assoluta impotenza di fronte alle cose del mondo.